Procopio in “Grisù, Giuseppe e Maria”

Danila Liguori

Il teatro come fonte inesauribile di comicità. Ma che possa sempre fornire uno spunto di riflessione. Questa l’idea dell’attore partenopeo Francesco Procopio, in scena al Teatro Troisi di Napoli con “Grisù, Giuseppe e Maria” insieme a Giancarlo Ratti dal 21 al 24 novembre 2024 e dal 29 novembre all’ 1 dicembre. Un testo di Gianni Clementi diretto da Pierluigi Iorio in un chiaro omaggio alla drammaturgia partenopea. Con la partecipazione di Loredana Piedimonte e ancora, con Giosiano Felago e Carmen Landolfi.

Un testo di un autore romano ambientato in Campania.

“Questo di Clementi è l’unico suo testo in napoletano. L’azione si svolge a Pozzuoli, provincia italiana pregna di quella cultura popolare tipica del mondo contadino. Tutto ruota attorno a Don Ciro, il parroco del paese che, tra confessioni sacramentate e non, è testimone involontario di una complicata vicenda che vede coinvolte due sorelle e il farmacista del paese. A fare. La vitalità della storia è continuamente alimentata dal rapporto conflittuale che Don Ciro ha con Vincenzo, il suo sagrestano interpretato da me, avanti con gli anni e menomato, la cui comicità, fa il paio con quella involontaria del parroco che s’immola, con carità cristiana, quale vittima di situazioni decisamente esilaranti”.

Atmosfera anni Cinquanta per “Grisù, Giuseppe e Maria”.

“La vicenda prende spunto da un tragico fatto di cronaca: il disastro di Marcinelle, la miniera belga nella quale, l’otto agosto del ’56, per un incendio, persero la vita 262 persone, tra cui 136 immigrati italiani, di cui molti meridionali che andavano in Belgio a cercar fortuna in un complicato dopoguerra”.

Francesco Procopio e Giancarlo Ratti

Temi importanti per una commedia.

“Io credo che, come in ‘Miseria e Nobiltà’ in cui si narrava del tema della fame, e tante altre commedie come ‘Natale in Casa Cupiello’, dietro lo spettacolo comico ci debba essere una trama, un messaggio importante. Insomma, temi di una certa rilevanza”.

Quali sono quelli di questo spettacolo?

“La guerra ha lasciato paura e miseria, ma è forte il desiderio di ricominciare a vivere. Il boom economico fa da contraltare all’analfabetismo e al fenomeno dell’emigrazione, ancora considerevolmente presente; la trasformazione strutturale dell’Italia corre molto più veloce del suo sviluppo culturale e sociale. Uno dei bambini che nascerà durante la commedia sarà nero, introducendo, tra gli altri, il tema degli extracomunitari e dei bimbi spesso coinvolti inutilmente in vicende di adulti. Insomma, dietro le risate, c’è sempre una riflessione”.

E’ questa la sua idea di teatro?

“Assolutamente sì. Il teatro deve rappresentare il divertimento allo stato puro, ma anche lasciare una riflessione importante. E’ attraverso la leggerezza che spesso si può narrare di avvenimenti seri ”.

La scena sempre nei suoi progetti?

“In tv ci vado solo per qualche ospitata o in qualche puntata di ‘Un posto al sole’. Sarò in giro fino al prossimo marzo con questo spettacolo. Poi, sempre a teatro, ricomincerò con ‘Muratori’ e ‘Esseoesse’ con Biagio Izzo”.

 

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