
“Sono vivo e produco”. Ci tiene a precisarlo Umberto Orsini, che torna a Napoli, al teatro Troisi fino al 20 dicembre con il suo nuovo spettacolo La leggenda del grande Inquisitore per la regia di Pietro Babina. Tratto dal capolavoro di Dostoevskji, totalmente riscritto, esprime il pensiero nichilista dell’autore su temi di grande attualità quali la libertà, la fede, l’autorità. Un capitolo che viene citato come un pezzo di letteratura tra i più corrosivi fra i suoi scritti.
Protagonista del celebre sceneggiato di Sandro Bolchi “I fratelli Karamazov”, Orsini nel ricordo della generazione degli Anni Settanta, è Ivan per eccellenza. Anche in questa messinscena, moderna e contemporanea, l’attore veste i panni di Ivan Karamazov, il narratore, con lui scambia battute e provocazioni addirittura Mefisto (Leonardo Capuano) che lo mette faccia a faccia con la sua giovinezza, l’immagine è proiettata, e lo spinge a riappropriarsene. Oltre a Ivan, in questo lavoro nuovo interpreta un secondo ruolo. “Questo personaggio non è ben definito: – spiega Orsini– potrebbe essere Ivan invecchiato, l’Inquisitore, il padre oppure un uomo alle prese con i dubbi. A un certo punto dico che se Cristo arrivasse oggi sulla terra sarebbe un danno perché minerebbe il senso di assuefazione alla mancanza di libertà. Solo un miracolo potrebbe cambiare le cose, ma poiché questo non è contemplato non succederà nulla”.
Lo spettacolo inizia in silenzio. Quindici minuti solo di gesti e sguardi per preparare all’azione. “Dopo, introduciamo la parola, che non è sempre è fondamentale per raccontare”. Il testo, tra memoria e finzione, nostalgia e sofferenza, parla di argomenti “molto dibattuti negli ultimi anni”. E si chiude con un lungo monologo.
Attore di classe, esponente di una generazione che ha visto grandi interpreti, Umberto Orsini non è nostalgico. “Ogni epoca ha i suoi talenti. – dice – Quanto a me amo rinnovarmi, lavoro spesso con i giovani, unendo tradizione e teatro di ricerca. Ho formato una mia compagnia e produco i miei spettacoli. Opere innovative, spesso coraggiose. Qualche volta rischio, ma questo non mi spaventa”.