Ha la forza di un lungometraggio il corto di Giovanni Meola Andata al calvario. L’ultima opera del poliedrico artista partenopeo, appena presentata alla stampa e al pubblico, affronta un tema di forte impatto. Attraverso la storia di tre giovani, coinvolti nei clan della malavita che gestisce le trivellazioni in Irpinia, pone un interrogativo: è possibile cambiare strada?
«Il legame problematico tra un Ragazzo e suo Padre – spiega il regista – incrocia la traiettoria di una Donna enigmatica e come comparsa dal nulla. La lotta per il predominio sul territorio (la malavita locale cavalca la protesta popolare contro le trivellazioni per continuare a gestore il business delle discariche clandestine) sommerge i singoli e li stritola in un gioco di ruolo dove alla fine la Donna restituisce al Ragazzo ciò che gli ha appena tolto in altra forma. Killer professionista con una dolorosa perdita alle spalle, la Donna permette al Ragazzo di compiere un passo che per troppo tempo il Padre, piccolo boss della zona, gli ha impedito di fare, lasciandogli però il libero arbitrio di scegliere se intraprendere o meno la loro medesima strada».
Il film punta sull’interpretazione di un’attrice di temperamento come Mariangela D’Abbraccio. I primi piani colpiscono l’attenzione per il piglio deciso che dà alla protagonista, diventata killer per vendicare la morte del figlio. “E’ stata una bella esperienza. – dice Mariangela D’Abbraccio – Vedendo il corto montato ho scoperto un grande gusto dell’immagine, la professionalità del regista. E’ stato un lavoro interessante cresciuto con noi. La sceneggiatura si è modificata durante il lavoro e mi ha dato la possibilità di esprimermi liberamente e al meglio”.
Già premiato per la Migliore Sceneggiatura al PescaraCortoScript, Andata al calvario è prodotto da Imago in associazione con Virus Film. Gli altri interpreti sono i compagni di sempre di Meola: il protagonista Alessandro Palladino e Enzo Attanasio, Enrico Ottaviano, Antimo Casertano, Vito Pace, Arcangelo Pellino. Le musiche sono di Enrica Sciandrone. Il film si chiude con il quadro omonimo di Hieronymus Bosch.