Jago, anticipato dal bellissimo video che ripercorre le immagini del suo laboratorio e delle sue opere più famose, ha fatto ingresso nel Teatro Studio Borgna dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” a Roma, per la prima lezione del ciclo di creatività contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Dalla Fondazione De Sanctis e dalla Fondazione Musica per Roma.
È stato accolto da Angelo Piero Cappello, direttore generale creatività contemporanea del Mic, che ha iniziato a conversare con l’artista, di fronte ad una platea sold out, sul concetto di creatività contemporanea. Partendo dalla scelta e dal significato del nome Jago.
IL NOME
“E’ il nome che ti viene dato, – ha detto l’artista – lo proteggi e decidi di scegliere un suono. Jago è il mio suono interiore, tradurlo vuol dire tradirlo”. Poi alle sollecitazioni sulla creatività ha risposto: “Appartiene ad ognuno di noi, i due ingredienti essenziali sono: la curiosità e l’entusiasmo. Se si fa leva sulla creatività si può trovare una strada personale. Michelangelo sapeva di cosa parlare, ma era necessario fare quel gesto. E fare è ciò che dà il senso all’esistenza. Ecco l’agire dà un significato al mio esistere”.
Una conversazione a tutto campo che ha toccato momenti personali, in cui Jago ha raccontato l’incisiva presenza della madre insegnante, che lo portava da bambino a visitare musei e a conoscere le opere d’arte. “Poi mia madre mi dava l’argilla – continua – ma ho imparato anche da mio padre architetto che disegnava con la penna da cui ho appreso questa tecnica. Un meraviglioso esercizio di comunicazione, entrambi mi hanno insegnato il linguaggio dell’arte. Cosa significa disegnare con la penna l’ho capito con il marmo, con le parole facciamo lo stesso. Bisogna ascoltare e mio padre mi ha insegnato di fare attenzione all’altro”.
LA BOTTEGA
E la bottega? “La bottega è il mondo, – ha detto l’artista – è la scelta di chi impara tutta la vita, che cerca di rubare con gli occhi. Michelangelo, Canova, Gemito nelle botteghe iniziavano dai ritratti, era quella che oggi si chiama la memoria digitale. Un consiglio: stampate le foto altrimenti le perdete”.
Un accorato appello a tutti, ma anche ai genitori di lasciare che i figli coltivino le loro idee. E, rivolto ai giovani, ha detto: “Se hai una idea tienitela e non la rivelare a loro” e “se insisti con quel carattere diventa il tuo destino”.
IL GESTO
Il direttore Angelo Piero Cappello ha chiesto anche del rapporto che Jago ha con il suo gesto: “Non mi riguarda. – ha risposto – E’ privato e crea una sofferenza infinita ma è una passione, una tecnica, se ce l’hai, la disegni. E questo è il talento. Predisporre il disegno e capirne la forma. E’ l’opportunità di sentirsi liberi”.
Poi a tutto campo, si è discusso sul rapporto con la critica. “Non la leggo – ha detto l’artista con sincerità – la critica vera è costruttiva, è a sostegno dell’altro, riconoscendo il coraggio che l’artista ha avuto di fare qualcosa, insomma la critica deve indicare una via, come l’amore vero di un genitore”.
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
E sull’intelligenza artificiale, divertito, ha risposto: “Io ho un vantaggio competitivo, dipende in ogni caso dall’uso che ne fai. L’opera diventa un tutt’uno con il gesto. Bisogna tornare al teatro, – ha concluso – dove c’è l’umanità”.
Le lezioni di creatività contemporanea proseguiranno il 31 ottobre con la fotografa Isabel Muñoz che terrà una conversazione dal titolo “Il corpo come contenitore di emozioni”, prosegurà il 15 novembre con l’architetto e designer Piero Lissoni, il 1 dicembre con l’artista e scultore Edoardo Tresoldi, e il 9 dicembre si concludono con l’architetto Santiago Calatrava.
di Diletta Capissi