Il profeta Pasolini emerge dalla voce di Musella

Angela Matassa

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Il profeta Pasolini emerge un po’ alla volta. Dalle prime pagine alle ultime. Come in un diario mai ingiallito. Scritto da un Poeta, un pensatore, un artista, un genio mai domo, che sarà per sempre un classico.

Emerge a poco a poco attraverso la voce di Lino Musella, che mette in scena, dirige e interpreta, Come un animale senza nome. Su drammaturgia di Igor Esposito.

Non è un reading, né un recital e nemmeno un’azione teatrale. Ma è “un concerto polifonico e vocale”. Grazie alla personale interpretazione del talentuoso attore napoletano, Pier Paolo Pasolini risuona dal palco della Sala Assoli/Moscato di Napoli. Dove è andato in scena per tre serate soldout.

La recitazione di Musella è fatta di pause, di alti e bassi, di luci e di ombre. Così la regia lo segue nei diversi toni e momenti. In queste pause entra la partitura musicale elettronica di Luca Canciello, che sottolinea e punteggia i pensieri dietro le parole.

Da “Le ceneri di Gramsci” a “Ragazzi di vita”, scorrono i ricordi di Pasolini, l’intellettuale fuori dal coro, il pensatore scomodo, che dice sempre quel che pensa e che denuncia senza paura. Il crescendo coinvolge un pubblico silenzioso, costretto a riflettere sulle parole appena ascoltate.

Mi chiedono – scriveva Pasolini – Quando sono diventato marxista. Quando ho visto gli operai”. E sceglie di stare dalla loro parte.

Il tono sale, la poesia dolce e crudele dedicata alla mamma, accompagnata da qualche nota della canzone “Mamma” emoziona. Fino ad arrivare come in un proclama urlato di denuncia e di accuse allo strapotere, alle prevaricazioni di allora. Alla critica al consumismo e alla società borghese. “Quanto a me: – ripeteva – un innocente non è mai creduto

Un momento che ricorda, in stile e senso, la messinscena dello stesso Musella su Pinter, del quale scelse il duro discorso, che Harold Pinter tenne nel 2005, quando gli fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Musella, seguendo una linea registica che lo caratterizza, illuminato da un piccolo faro recita in piedi l‘ultima parte.Mentre si ode la voce distorta del Poeta.

E dal teatro si esce turbati.

 

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