La necessità della scelta per l’Io

Alessia Pagliaro

 

Le tre protagoniste in scena (foto di Fiorella Passante)
Le tre protagoniste in scena
(foto di Fiorella Passante)

Per lo spettacolo Corpi scelti- Trittico carnale, inserito nella rasssegna Teatro e Psicoanalisi,

promossa dal Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli e dalla nostra testata, pubblichiamo la riflessione

della dottoressa Alessia Pagliaro, alla fine del dibattito tenuto con le attrici e gli spettatori dopo la rappresentazione

 

 

 

“Nel campo delle relazioni interpersonali, il corpo ricopre un ruolo molto importante. Attraverso atteggiamenti, movimenti ed espressioni facciali esprimiamo emozioni e stati d’animo, elementi salienti della comunicazione.

Alessia Pagliaro con le attrici nel dibattito
Alessia Pagliaro con le attrici nel dibattito

Il corpo comunica chi siamo, dunque ma in qualche modo allo stesso tempo determina l’immagine di sé, che costituisce la base della identità.

Nel processo di costruzione dell’identità si trovano anche le falle che creano alcuni dei problemi psicologici che, a loro volta, si esprimono attraverso il corpo: disturbi del comportamento alimentare, autolesionismo, sintomi psicosomatici.

Ed è proprio attraverso il corpo, i movimenti e la presenza sulla scena, che l’attore cerca e trova una identificazione con i personaggi che interpreta.

Date queste premesse, il frutto del connubio di Teatro e Psicoanalisi applicato a Corpi Scelti è stato un dibattito molto stimolante.

Dai testi di Angela Matassa, Anna Mazza e Roberto Russo è nata la piece Corpi Scleti- Trittico Carnale per la regia di Peppe Miale. Tre storie di donne e dei loro corpi messi in vetrina in una trasmissione radiofonica che, in modo surreale, pone l’attenzione sull’aspetto voyeristico insito in ciascuno di noi.

Laura Borrelli/Giulia (foto di Fiorella Passante)
Laura Borrelli/Giulia
(foto di Fiorella Passante)

Il primo personaggio, rappresentato da Laura Borrelli, è Giulia: un uomo che una mattina si sveglia in un corpo femminile. Nel suo tormentato percorso per affrontare questa trasformazione, Giulia esprime e declina la paura e allo stesso tempo la curiosità del diverso. Se prima la natura non si poteva ingannare adesso può ricominciare da capo. La trasformazione del corpo costituisce allora una conversione dell’identità. Ciò avviene a prezzo di importanti rinunce ma con l’aspettativa di ritrovare ciò che per un maschio è allo stesso tempo inaccessibile e fortemente desiderato: il ritorno nel grembo materno. Così Giulia individua nella possibilità di diventare madre l’aspetto positivo, su cui fare leva, per la sua nuova vita.

La seconda storia è quella di Imma, interpretata da Gioia Miale, una sarta che decide di

sacrificare se stessa vendendo parti del proprio corpo per garantire un futuro ai propri figli. Nel dramma di una decisione

Gioia Miale/Imma (foto di Fiorella Passante)
Gioia Miale/Imma
(foto di Fiorella Passante)

così estrema si rappresenta il meccanismo della patologia: la mancata consapevolezza del disagio produce agiti ovvero comportamenti mossi da contenuti inconsci e profondi e non coerenti con il contesto reale. Il profondo senso di inadeguatezza è nascosto alla coscienza della donna che, in modo tragico per lei e non solo per lei, sacrifica ogni emozione e relazione utilizzando ciò che di se stessa solo le si propone come evidente e ineludibile, ovvero il suo corpo.

Mena, invece, interpretata da Imma Pagano, è una donna del popolo che scopre che gli altri ritengono una parte del suo copro un porta fortuna. Crea, così, la Culotteria trovando in questo un mezzo di sostentamento. Il corpo, allora, diventa uno strumento attraverso il quale si esprime il senso di rivincita di una donna che si è sentita sfruttata ed emarginata.

Imma Pagano/Mena (foto di Fiorella Passante)
Imma Pagano/Mena
(foto di Fiorella Passante)

Tre storie, tre donne, tre personaggi che in modo diverso, in un’unica atmosfera surreale, fanno riferimento al mancato equilibrio psicologico. Giulia pensa in un primo momento: sto impazzendo; Imma sostiene con veemenza: non sono pazza e Mena ammette di essere partita con il cervello. Nella finzione del teatro, nel surrealismo della rappresentazione, si evincono i meccanismi del funzionamento psichico. Un’identità solida, fondata sulla consapevolezza di ciò che siamo nella mente e nel corpo, è alla base di una personalità equilibrata. Di questo si occupa la Psicoanalisi, studiando e intervenendo sui meccanismi con i quali si costruisce l’identità”.

 

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