Luca Barbarossa, il 9 novembre 2024, al Teatro Bolivar di Napoli, ha portato in scena “Cento storie per cento canzoni”, evento targato Nu’ Tracks. Lo spettacolo si dipana tra musica e racconti sulla nascita di brani celebri che hanno scandito la vita del cantautore e la storia di più generazioni.
Il titolo è tratto dal suo libro di successo, giunto alla terza ristampa. Cantautore, scrittore, brillante conduttore del programma radiofonico e televisivo “Radio2 Social Club”.
Vincitore del Festival di Sanremo nel ‘92, con il brano “Portami a ballare”, autore di canzoni anche per famosi artisti, alterna musica, teatro e scrittura. Ha recitato in un cameo nel film di Ferzan Ozpetek, “Diamanti”, in uscita nelle sale a dicembre 2024. Come tanti grandi artisti, avverte l’esigenza di raccontarsi attraverso i momenti salienti della sua vita, scandita da famose canzoni.
Abile storyteller, affabulatore ironico e garbato, Barbarossa canta le canzoni protagoniste della sua opera letteraria, svelandone storia e retroscena, inquadrate nel periodo storico. Alle sue spalle scorrono su uno schermo immagini e spezzoni di film per raccontare le canzoni, i loro interpreti, passando dagli anni Trenta ai nostri giorni.
LO SPETTACOLO
Con lui in scena due bravissimi musicisti, entrambi della Social Band: Claudio Trippa alle chitarre e il polistrumentista Alessio Graziani.
Esordio emozionante, nella “felicissima sera”, con le calde note di “Ritornerai”, di Bruno Lauzi, per raccontare poi l’Italia di “Bartali”, del favoloso Paolo Conte. L’idea vincente del concerto-reading è quello di far scorrere belle immagini alle spalle dei musicisti, frammenti emozionanti per rivivere anni caldi di cambiamenti epocali.
Togliatti, De Gasperi, il racconto dei tormenti di Van Gogh, la sua “Notte stellata”, il mondo di sentimenti che hanno saputo regalarci tanti grandi artisti. “Over the Rainbow”, “Flashdance”, “La donna cannone”, parlano ancora a noi tutti e ci raccontano pagine di grande cinema, come in “Bulli e pupe” (Guys and Dolls) Marlon Brando canta “A Woman in Love”.
Barbarossa costruisce un favoloso medley con due brani celeberrimi: “Smile” di Chaplin, mentre scorrono immagini da “Tempi moderni” e “Malafemmena” di Totò.
Nel suo canzoniere anche “Futura” di Lucio Dalla e “Someday My Prince Will Come”, versione strumentale, celebre standard di jazz, eseguita in un campo di concentramento nazista e divenuta poi cimento di tanti grandi vocalist. E “Strange Fruit” di Billie Holiday, che ricorda i linciaggi dei neri negli anni Stati Uniti degli anni ‘30 e ’40, il Ku Klux Klan.
“Il disertore” di Boris Vian e “I muscoli del Capitano” di De Gregori, sul Titanic che riporta però al disastro del piroscafo Sirio, che trasportava i nostri emigranti da Genova al Sud America, naufragato a Capo Palos dove morirono centinaia di italiani.
Se ne fa cenno solo in una ballata folk di Caterina Bueno, citata da De Gregori nella sua canzone. Barbarossa, accompagnato magistralmente dai due musicisti, racconta anche la storia della RCA Italiana, celebre etichetta, fortemente voluta a Roma da papa Pio XII, le traduzioni di cover da parte di artisti del calibro di Patty Pravo e Sergio Bardotti, come “Se perdo te”, straordinario successo, traduzione di “The time has come”.
C’è anche un modo rivoluzionario per parlare d’amore, celebrato da canzoni innovative, come “Il cielo in una stanza” di Paoli o “Mi sono innamorato di te” di Tenco.
Cosa ha ispirato il grande Mogol a scrivere “Emozioni” e “la canzone italiana più black di sempre”, “Il tempo di morire”? Barbarossa racconta anche celebri plagi, per risalire addirittura al ‘700, al compositore Clementi, alla sua “Sonatina Op.36 n.6”, per ricordare “Agnese” di Ivan Graziani plagiata da Phil Collins nel suo “A groovy kind of love”…
E ancora le grandi orchestre italiane, Pippo Barzizza, il Trio Lescano, la dolce “Non dimenticar”. Jannacci, Fo, Battiato con “La canzone dei vecchi amanti”, versione italiana de “La chanson de vieux amants” di Brel. Dalla “che amava i bugiardi” e raccontava poco credibili ma affascinanti aneddoti per raccontare la nascita delle sue canzoni più belle.
“La storia della canzone napoletana”, svela il cantautore romano, “è la storia della canzone universale, è alla base della forma-canzone. La canzone napoletana è stata forse la prima vera forma di canzone popolare. Il primo tormentone della storia è napoletano ed è ‘Io te voglio ben assai’ “. Naturalmente cantata in coro dal pubblico entusiasta, dopo i bis con due attesi successi Barbarossa, “Portami a ballare” e “Le cose da salvare”. E dopo l’emozionante serata ancora bagno di folla per l’artista con il suo firmacopie.
(ph. di Maresa Galli)