Arlecchino al Goldoni di Venezia

Andrea Di Maso

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Dal 17 a ieri, 19 gennaio, il Teatro Goldoni di Venezia ha ospitato “Arlecchino?”. Si tratta di uno spettacolo che reinterpreta la celebre maschera della Commedia dell’Arte in chiave contemporanea. Scritto e diretto da Marco Baliani, lo spettacolo vede Andrea Pennacchi nei panni di un Arlecchino atipico, un Arlecchino improbabile, per questo il punto interrogativo nel titolo. Si offre così al pubblico una performance che mescola tradizione e modernità.

TRAMA E TEMI
La trama si ispira a ‘Il servitore di due padroni’ di Carlo Goldoni e, al contempo, viene arricchita da un interessante espediente metateatrale. In particolare, una compagnia teatrale tenta di mettere in scena la commedia, nonostante le risorse limitate e un cast composto da attori improbabili. Attraverso questo artificio, infatti, si possono esplorare temi attuali, come le difficoltà del mondo teatrale odierno e le condizioni lavorative degli attori. Inoltre, l’alternanza tra la rappresentazione della commedia e le vicende interne della compagnia, crea un vero e proprio gioco di specchi. Riflette così con efficacia le contraddizioni della società contemporanea.
COSTUMI E SCENOGRAFIA
Per quanto riguarda i costumi e le scene, sono a cura di Carlo Sala. Rispettano la tradizione della Commedia dell’Arte, includendo maschere e abiti tipici dei personaggi. Tuttavia, l’allestimento scenico introduce anche elementi moderni. Ad esempio, una struttura leggera composta da aste e tende mobili viene utilizzata dagli attori per rappresentare i diversi ambienti. Questa scelta, da un lato, sottolinea la natura itinerante e adattabile del teatro; dall’altro, enfatizza la precarietà e l’ingegno necessari per portare in scena uno spettacolo con risorse limitate.
REGIA E ATTORI
La regia di Marco Baliani si distingue per la capacità di fondere diversi generi teatrali, spaziando dal cabaret al burlesque, dall’avanspettacolo al dramma. In questo modo, si crea un “calderone” che riflette la complessità della società odierna. Inoltre, gli attori dimostrano grande versatilità, interpretando più ruoli e passando con naturalezza dal registro comico a quello più serio. In particolare, Miguel Gobbo Diaz si distingue per la sua espressività e per la capacità di incarnare diversi personaggi con sfumature uniche. A completare l’atmosfera dello spettacolo contribuiscono le musiche di Giorgio Gobbo, arrangiate ed eseguite dal vivo dal duo “I sordi”.
L’INTERPRETAZIONE DI PENNACCHI
Un capitolo a parte merita l’interpretazione di Andrea Pennacchi, che offre una versione inedita di Arlecchino. Diversamente dall’immagine tradizionale di un servo agile ed esile, il suo Arlecchino è “sovrappeso e improbabile”, ma proprio per questo più umano e vicino al pubblico. Pennacchi interpreta il personaggio con irriverenza e autoironia, accennando alle movenze tipiche di Arlecchino senza replicarle pedissequamente. In questo modo, riesce a rendere il personaggio autentico e contemporaneo. La sua performance, infatti, mette in luce sia l’astuzia che la goffaggine di Arlecchino, caratteristiche che gli permettono di navigare tra le contraddizioni del mondo moderno, regalando al pubblico momenti di riflessione oltre che di divertimento.
Lo spettacolo si distingue perciò per la sua capacità di reinterpretare la celebre maschera di Arlecchino, coniugando la ricchezza della tradizione teatrale italiana con una sensibilità moderna. La scelta di proporre un Arlecchino diverso dal solito, interpretato magistralmente da Andrea Pennacchi, offre una nuova prospettiva su un personaggio iconico, rendendolo rilevante per il pubblico odierno. La regia di Marco Baliani e le performance del cast, inoltre, contribuiscono a creare uno spettacolo dinamico e coinvolgente, che invita a riflettere sulle sfide e le contraddizioni del nostro tempo attraverso la lente della commedia.

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Arlecchino

 

 

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