Nel 2015 il debutto al cinema di Piero Messina con il film lungometraggio L’attesa era stato salutato molto positivamente, complice la collaborazione con una star internazionale di peso come Juliette Binoche. A distanza di 9 anni Messina alza il tiro e, dopo un passaggio in concorso a Berlino, torna in sala con Another end, con un cast di attori stranieri di rilievo e una storia toccante, confermando il suo talento.
ANOTHER END, UN’ALTRA FINE
L’incipit di Another End è folgorante: un uomo anziano che viene spogliato e improvvisamente prelevato da casa per essere portato, su barella e avvolto in una sorta di teca di plastica con zip, in un hangar. Come farfalle da bozzoli, uomini e donne si risvegliano da un apparente sonno, cullato da luci intermittenti posizionate accanto alle loro teste.
Si scopre che sono locatori e locatrici, gli ospiti compatibili degli assenti (i cari estinti), come insegna subito la voce narrante della compagnia Aeterna.Il loro compito, previo accordo scritto e stipulato, è quello di ospitare la memoria del deceduto che la famiglia e i parenti desiderano avere ancora con sé dopo una morte improvvisa o un incidente.
E proprio un incidente, simulato in un set ad hoc, risveglia la memoria di Zoe nel corpo di una locatrice, fortemente voluta dalla madre e dal marito, interpretato da Gael Garcia Bernal.
Aiutato dalla sorella che lavora nell’impresa, l’uomo rivivrà ancora un po’ la vita familiare perduta. Dal litigio iniziale che dà una sorta di scossa alla memoria impiantata, passando per i momenti coi suoceri, fino alla rivelazione finale. Dopo aver inseguito e tentato di instaurare un rapporto con la locatrice anche al di fuori del ruolo coniugale assegnatole, sfuggendo a ogni regola e sfidando l’intero protocollo di questa corporation della memoria.
ECHI FILOSOFICI, METAFISICI E CINEFILI
Il primo pensiero, vedendo Another End, va ad Her di Spike Jonze. Sarà per le architetture futuristiche e il senso di solitudine che avvolge fin da subito il dolente personaggio dell’attore messicano Bernal, anche lui come Joaquim Phoenix in Her affamato d’amore e di ricordi.
Ma Piero Messina alza il tiro qui dopo il suo primo bel film con la Binoche, che analizzava ugualmente l’elaborazione del lutto, a ben pensarci.
I risvolti escatologici, metafisici evocano la metempsicosi pitagorea e i cloni di Blade Runner. Si potrebbe anche trovare qualche riferimento al mito greco di Orfeo ed Euridice: se l’uomo svela alla moglie chi è veramente e cosa le è accaduto, potrebbe davvero perderla per sempre.
GLI ATTORI
Oltre al bravo Bernal e alla candidata all’Oscar Berenice Bejo, argentina naturalizzata francese bravissima nei panni della sorella ambigua del protagonista, nel cast c’è anche la britannica Olivia Williams.
Quest’ultima fatica a fare i conti con la perdita di figlia e marito, vicini di casa rumorosi e abbastanza molesti con la musica ad alto volume, del personaggio di Gael Garcia Bernal.
Peccato solo per il finale aperto, risolto forse un po’ troppo frettolosamente in fase di scrittura, ma l’opera di Messina è ipnotica.