A real pain, Oscar a Culkin

Renato Aiello

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Kieran Culkin in A real pain

L’Oscar vinto domenica 2 marzo 2025 da Kieran Culkin come miglior attore non protagonista per A real pain, esordio alla regia di Jesse Eisenberg, ha lo stesso sapore – per certi versi – di quello che si aggiudicò Casey Affleck, fratello di Ben, qualche anno fa. La statuetta dorata possiede il potere di affrancare una volta per tutte le stelle che lo vincono dall’etichetta di “fratello di”, seppur già brave e valenti su piccolo e grande schermo (e il fratello minore di Macaulay Culkin supera di gran lunga il maggiore).

UN VERO DOLORE, QUELLO DI A REAL PAIN

Il vero dolore cui fa riferimento il titolo del film resta superficiale, come ha osservato qualcuno, appena accennato (non sappiamo davvero cosa abbia spinto 6 mesi prima del viaggio in Polonia il giovane Benji a tentare il suicidio). Ma non dovrebbe essere questo il compito della grande arte, ovvero “nuotare sott’acqua e trattenere il fiato”, giocando di sottrazione, come insegnava Fitzgerald?

IL DEBUTTO ALLA REGIA DI JESSE EISENBERG

Ce ne fossero di debutti così brillanti al cinema come quello dell’ex star di The social network Eisenberg che, dopo la sua prima nomination d’attore nel ruolo del fondatore di Facebook – era il 2011 – ne guadagna una da sceneggiatore, mancando però il bersaglio agli Oscar di quest’anno favore di Anora. A real pain ricorda quelle pellicole indipendenti (tra i produttori c’è Emma Stone) ambientate nell’America profonda, rurale, on the road.

LA POLONIA E IL LAGER DI MAJDANEK

Il viaggio invece si svolge tutto nel cuore dell’Europa, nella terra da cui proviene l’antenata dei due cugini Kaplan, sopravvissuta al campo di concentramento di Majdanek. Uno dei lager forse ignorato nelle storie cinematografiche sulla Shoah, non a caso l’opera prima di Eisenberg affronta il tema dell’Olocausto con leggerezza, senza rinunciare però agli spunti di riflessione più profondi (non è certo il successore della Zona di interesse agli Oscar 2025).

I DUE CUGINI KAPLAN

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Oscar al miglior attore non protagonista 2025

David, interpretato dallo stesso Eisenberg, è il cugino più preciso, pignolo, ansioso e nevrotico dei due (molto “alleniano” per certi versi); Benjamin è scanzonato quanto irreverente, dinoccolato come un alano ma sensibile e affettuoso, premuroso e allo stesso tempo negligente e inopportuno. Non una grande idea sottoporre un mancato suicida a un tour della Memoria tra Varsavia e Lublino, sulle orme dello sterminio ebraico, ma occasione senz’altro per ritrovarsi come fratelli, rallentare e recuperare un rapporto.

Complice l’eredità della nonna, ebrea polacca di ferro e immigrata di prima generazione self made (a differenza del nipote Bibi che fuma canne nel seminterrato materno), la quale ha messo da parte i soldini per far loro riscoprire le origini mitteleuropee, i due ragazzi si confrontano e si scontrano, mettendo in luce i limiti delle visite guidate.

CULKIN, TALENTO RICONOSCIUTO

Culkin, star di Succession in tv, aveva già dato prova di sé dai tempi di Igby e prima ancora con Le regole della casa del sidro (esordì bambino in Mamma ho perso l’aereo col fratellone Macaulay, di cui ormai si sono perse le tracce). E qui conferma tutto il suo talento fino allo sguardo perso nel finale.

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