Napolitains: un popolo straordinario

Renato Aiello

La copertina del libro
La copertina del libro

Una mano su cui i paralleli, i meridiani e le rotte del golfo di Napoli sembrano quasi disegnare le classiche linee della vita, come a dire che il destino di un popolo risieda anche in quelle convergenze geografiche che la Storia col tempo ha dispiegato: la copertina di Les Napolitains, il nuovo libro di Marcelle Padovani, giornalista e scrittrice francese da sempre molto attenta alle realtà italiane, già dice molto sulla poetica e sullo spirito con cui ha affrontato questo viaggio antropologico in “una capitale europea dove c’è tutto e il contrario di tutto”. Alla presentazione del suo volume presso l’Institut Français de Naples al Palazzo Grenoble, sede del Consolato di Francia, la Padovani, che vanta già otto libri dedicati all’Italia da corrispondente del Nouvel Observateur, tra cui due scritti a quattro mani con il giudice Giovanni Falcone e Leonardo Sciascia, ha raccontato il perché di questa indagine su quella che lei ama definire “una vera nazione nella nazione, un popolo unico al mondo grazie alle sue peculiarità e alle sue eterne contraddizioni”. Il punto di partenza è stato “il lavoro del magistrato Giovanni Melillo – rivela – che mi ha spinto a occuparmi di Napoli cercando di inquadrarla al di là delle emergenze e dei disastri che l’hanno sempre afflitta”. Nel libro la Padovani parte dalle “lezioni di relativismo” offerte dai tanti episodi vissuti e dai comportamenti cui ha assistito, in cui convivono temi quali sacro e profano, legalità e illegalità, ragione e miracoli, convivenze che a suo tempo l’antropologo Italo Pardo rintracciò sotto la definizione di “forte e continua interazione”, fino al concetto della sofferenza creatrice di cultura e poesia “come non si verifica in nessun altro posto sulla Terra”.

Una sublimazione che del resto ha avuto conferma nell’opera del compianto Pino Daniele e persino nel ricordo collettivo del cantante, tra funerali e raduni di piazza sentiti fortemente dal popolo napoletano: “qui la morte non è il tragico assoluto ma la semplice fine di quel mal di vivere di cui i napoletani hanno una coscienza acuta”, spiega l’autrice che però ricorda come tanta creatività caotica e ricchezza culturale, umana e artistica talvolta si disperda nei mille rivoli delle cliques cittadine, “quei gruppi di virtuosi e creativi che però non riescono a comunicare tra loro e a connettersi con la realtà, dimostrandosi alla fine autoreferenziali come fu a suo tempo l’esperienza della Repubblica Partenopea. Molto spesso poi, anche lo Stato si comporta da clique chiusa in se stessa qui a Napoli, e certi tragici fatti di cronaca ne sono la dimostrazione evidente”.

Oltre ai capitoli degli “opposti complementari”, nel libro ci sono anche le interviste a personalità quali Daniele Sepe, Gino Sorbillo, Lello Esposito, Gerardo Marotta; quelle a Padre Loffredo, parroco del quartiere Sanità, e al presidente della Repubblica ormai emerito Giorgio Napolitano, nel segno di un lavoro che abbraccia tutte le fasce sociali, dalle istituzioni classiche più alte a quelle dei vari campi di eccellenza che rendono grande Napoli agli occhi dei francesi e del mondo intero, fino alle voci divergenti e critiche sui mali antichi e moderni di una metropoli difficile.

Primo volume di una collana francese dedicata (da Hd editore) ai popoli del mondo in movimento e dal titolo “Linee di vita di un popolo”, Les Napolitains è un vero atto d’amore di una giornalista verso “la più mirabile sintesi del mondo occidentale, vero crocevia di popoli e culture” e allo stesso tempo un’ottica straniante che ci permette di riflettere per fare il punto sul futuro di questa città.

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